domenica 31 luglio 2011

Dieci domande per te posson bastare....dieci domande anch'io vorrei poterti fare

Da " Libero ( libero???) del 29 Luglio 2011 dieci domande a Bersani"



Pur non essendo stato zitto, il leader del maggior partito d’opposizione sulle questioni sollevate dalle inchieste della magistratura in realtà non ha detto quasi niente. Di certo non è entrato nel merito della faccenda che riguarda uno dei suoi uomini di fiducia, quel Filippo Penati che fino a meno di un anno fa era il capo della sua segreteria, dopo essere stato il coordinatore nazionale della mozione che lo portò al vertice del Pd. Bersani ha detto che il Pd ha le mani pulite e non ha nulla da nascondere? Bene, ne siamo lieti. Ci permetta  allora di porgli alcune domande atte a chiarire ancor meglio le vicende e le accuse che riguardano l’ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia. Lo facciamo nel modo più chiaro possibile, sperando che il desiderio di approfondire una delle più controverse operazioni in cui Penati è coinvolto non ottenga in risposta una nuova minaccia di querele.
Ovviamente ci riferiamo al discusso acquisto del 15 per cento della Serravalle, la società autostradale che la provincia  di Milano guidata da Penati comprò sei anni fa, regalando a un imprenditore privato, Marcellino Gavio, un utile netto di quasi 180 milioni di euro.  L’aggettivo discusso lo usiamo non per spirito di polemica, ma perché effettivamente la decisione all’epoca suscitò molte polemiche e anche una denuncia: innanzi tutto perché alcuni giudicarono il prezzo esorbitante, eppoi  in quanto quasi contestualmente Gavio partecipò con 50 milioni alla scalata dell’Unipol  a Bnl, quella che, per intenderci, fece dire all’allora segretario Ds  Piero Fassino: «Abbiamo una banca!»
Ma veniamo alle domande.
1 - Innanzitutto gradiremmo sapere, a distanza di quasi  sei anni, come giudica quell’operazione. È convinto che sia stata una buona scelta usare i soldi della provincia di Milano per comprare le azioni di Gavio? Non sarebbe stato meglio, ed economicamente più conveniente, acquistare quelle detenute dal  comune di Milano, che pure erano in vendita?
2 - Come è noto Gavio aveva comprato meno di due anni prima quelle stesse azioni a 2,9 euro. Penati le comprò, indebitando la provincia, a quasi 9. Lei che è stato ministro delle Attività produttive e si picca di capirne di economia, a distanza di anni il prezzo pagato dal suo ex capo della segreteria politica come lo giudica? Equo?
3 - È mai stato a conoscenza che Banca Intesa aveva fissato il  valore di quelle azioni a un massimo di 5 euro?
4 - Prima della decisione della provincia di comprare il 15 per cento della Serravalle lei ne discusse mai con Penati? Partecipò a incontri con l’ex presidente della provincia e un consulente a lui vicino?
5 - Nel corso degli anni, le è mai venuta la curiosità di chiedere a quello che poi sarebbe diventato il coordinatore della mozione che le fece vincere il congresso del Pd perché avesse cambiato idea su Gavio? Cioè perché dopo aver dichiarato che l’imprenditore era un «ostacolo alla legalità in Serravalle» (Corriere della Sera  di ieri) decise di comprare le azioni a 8,973 euro?
6 -  Quando lei decise di nominare Penati coordinatore della mozione congressuale, ci fu qualcuno che la sconsigliò?
7 - Quando Penati si dimise da capo della sua segreteria a causa della sconfitta di Stefano Boeri alle primarie di Milano, non le parve strana quella decisione, dato che Penati non aveva una diretta responsabilità nella scelta di Boeri e non aveva alcun ruolo ufficiale nella scelta dell’architetto come candidato del Pd? Perché dimettersi se nessuno quelle dimissioni le aveva richieste?
8 - Le risulta che Bruno Binasco, ossia il braccio destro di Marcellino Gavio oltre che l’uomo accusato di aver pagato 2 milioni all’intermediario di Penati,  abbia finanziato in passato i Ds con contributi in chiaro? O che lo abbia fatto lo stesso  Gavio?
9 - Le risulta che Binasco, Gavio o società a loro riconducibili abbiano  dato contributi in chiaro a fondazioni vicine a esponenti dei Ds prima e del Pd poi?
10 - Tralasciando eventuali aspetti penali, che non è detto esistano e sui quali comunque tocca alla magistratura esprimersi, non le pare che ci sia un conflitto di interessi tra il partito, i suoi finanziatori e gli amministratori, che da Gavio e soci comprarono le azioni?
Lei forse dirà che le nostre sono domande provocatorie. Ci creda, non è così. Abbiamo solo cercato di mettere in fila alcune questioni, utilizzando voci e indiscrezioni che girano a Milano. Non  conoscendone però il fondamento abbiamo pensato che l’unico a poterci illuminare fosse proprio lei. In nome dei propositi di trasparenza e onestà da lei stesso enunciati. Restiamo in attesa delle sue risposte. Ci stia bene. 


( liberi di ....) 


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 Bersani "risponde "due giorni prima.... ( risponde???)

da "Il fatto quotidiano" del 27 Luglio 2011

Bersani risponde al Fatto Quotidiano
“Noi gente perbene. Ci metto la faccia”
Caro Direttore, il Fatto Quotidiano, peraltro in buona compagnia, mi attribuisce la tattica o l’imbarazzo del silenzio sul caso Penati. Per la verità, sono stato il primo a parlarne giovedì scorso alla festa de l’Unità di Roma trasmessa in diretta da Rai News e da YouDem, intervistato da Corradino Mineo davanti a 4000 persone. Qualcuno evidentemente mancava e non ha letto i resoconti delle agenzie di stampa. Quello che ho detto e scritto in questi giorni mostra forse una sottovalutazione del problema? Spero di no.

Noi non possiamo certo dividere il mondo mettendo i cattivi da una parte e i buoni dall’altra. Con ben altri mezzi si provvederà a questo nella valle di Giosafat. A noi tocca inderogabilmente rispettare la magistratura, pretendere che le istituzioni non siano esposte nel disagio e chi è coinvolto faccia un passo indietro, affermare la parità dei cittadini davanti alla legge, applicare la presunzione di innocenza, anche quella di Penati che la rivendica con forza. A noi tocca produrre riforme che tolgano possibilità alla corruzione. A noi tocca allestire nei partiti meccanismi di garanzia e di limitazione del rischio. Sfido qualsiasi altro partito italiano a paragonarsi con gli istituti che il Partito democratico ha allestito e sta allestendo.

Fin dall’inizio il Pd ha sottoposto il proprio bilancio alla certificazione di una società esterna; abbiamo un codice etico giustamente più stringente di un normale percorso giudiziario; chiediamo agli amministratori eletti nelle nostre liste di firmare un codice di responsabilità. Ma su questo ho già detto e non voglio scrivere oltre. Rispondo piuttosto alla domanda di Travaglio, reiterata in questi anni da lui stesso, da Albertini e da qualche testata della destra e che allude a una suggestiva triangolazione Gavio-Bersani-Penati. Ho già detto in altre occasioni ciò che ribadisco qui. Il ministro delle Attività produttive conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie. Gavio, segnalandomi la preoccupazione per un contenzioso aperto con la Provincia di Milano, mi disse di non conoscere il presidente appena insediato e mi chiese di favorire un incontro con Penati. Così feci, via telefono. Nell’evocare questo episodio si intende forse alludere a una combine poco chiara o addirittura a illeciti che mi coinvolgerebbero? Se è così (e lo dico in tutte le direzioni!) si illustri chiaro e tondo qual è la tesi e si abbia il coraggio di affrontare una sonora querela.............  

(Sonora ??? querela ) 


da "  corriere della sera" 28 Luglio 2011
 Sfogo di Bersani: no al fango penso a una class action.  

ROMA - «Critiche le accettiamo, aggressioni no, calunnie no, fango no. Quindi da oggi cominciano a partire querele e richieste di danni». Pier Luigi Bersani è una furia. Dopo giorni di spiegazioni, chiarimenti, distinguo, qualche mea culpa e due lettere ai giornali, il segretario del Partito democratico perde la pazienza e sbotta: «Vorrei capire perché dovremmo esser solo noi. C' è da rimanere allibiti. Non siamo noi il problema. Lo dico alle macchine del fango che cominciano a girare, se pensano di intimorirci si sbagliano di grosso». Una reazione vibrata che segue i molti articoli sulla vicenda usciti in questi giorni sulla stampa. Alcuni dei quali hanno fatto andare su tutte le furie il segretario, che ha annunciato anche l' ipotesi di un' iniziativa inedita: «Sto facendo studiare la possibilità di fare queste denunce come class action (un' azione legale collettiva intrapresa da singoli gruppi per ottenere un risarcimento danni, ndr ). Essendo il partito come una proprietà indivisa, se viene paragonato alla ' ndrangheta, c' è un insulto per ciascuno dei suoi componenti»
( class action ???)


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